BB 1 parte terza - L'azione di Ami

***attenzione*** le solite avvertenze si applicano... il contenuto è piuttosto forte e chi non fosse convinto, o dell'età adatta è pregato di andare a farsi un giro da un'altra parte. Questo racconto può essere diffuso a patto che non si faccia alcun tipo di profitto su di esso (no siti a pagamento ecc...) e si citi l'autore.
Captain BB

Era un mattino gelido, e i nostri carcerieri portavano abiti pesanti. Io, in jeans e camicia, soffrivo terribilmente, ma presto vidi che c'era chi stava molto peggio di me. Kayth infatti era stata rivestita… soltanto con il suo ridottissimo tanga. Aveva le mani legate dietro la schiena come me, e anche lei portava un cappio al collo, che costituiva un pericolosissimo guinzaglio, inoltre le caviglie erano impastoiate con una corda che riduceva l'ampiezza dei suoi passi a meno di mezzo metro.
Ricomparve uno dei nemici che avevo già conosciuto: Manuel, che venne ad imbavagliarmi con parecchie strisce di nastro adesivo. Guardai con odio il bastardo, che mi ignorò e procedette verso Kayth. La ragazza aprì la bocca e accettò un grosso pacchetto di stoffa arrotolata, che le fu spinto fino a riempire tutto lo spazio disponibile. Le guance incredibilmente rigonfie, Kayth stette immobile mentre le veniva applicato il nastro adesivo per tenere il bavaglio a posto. Non sembrava disturbata dall'imbavagliamento, e pensai che forse questa esperienza l'aveva già avuta diverse volte… o forse era più il freddo a darle fastidio, infatti aveva la pellle d'oca.
Presto fummo in marcia verso il molo dove ci aspettava la piccola nave. Attraversavamo una zona boscosa, e non c'era anima viva in vista, purtroppo. Apriva la nostra formazione Rosa, seguita da me. La maledetta mi strattonava per mantenere un passo veloce, e io facevo del mio meglio per non cadere, altrimenti avrei potuto rimanere strangolata. Più indietro seguiva Manuel, che conduceva Kayth, e infine veniva François. La mia povera amica arrancava, nuda e con le gambe impastoiate, nello sforzo di tenere il passo eccessivamente rapido che le veniva imposto.
"Avanti, signorina, non abbiamo tutto il giorno!" esclamava Manuel quando strattonava il guinzaglio. A testimonianza del suo superbo addestramento, devo dire che Kayth non cadde mai a terra.

Verso la fine del viaggio accadde un nuovo imprevisto: Manuel si lasciò scivolare il guinzaglio di corda, e si chinò a raccoglierlo senza fretta. Kayth ne approfittò per tentare il tutto per tutto, e corse via. Nessuno se ne era accorto, ma la corda che la impastoiava si era slegata, o forse era riuscita ad allentarla la stessa prigioniera, e ora pendeva da una soltanto delle sue caviglie.
"Maledizione! Prendila!" esclamò François, che era più lontano.
Rosa mi prese per un gomito e mi tenne vicino a sé.
"Non tentare nessuna sciocchezza, tu" sibilò.
I due uomini si lanciarono all'inseguimento, ma le lunghe falcate di Kayht li lasciavano indietro. Ammiravo i glutei scoperti flettersi armoniosamente nella corsa, e l'abilità con cui l'agente manteneva il suo equilibrio con le braccia legate dietro la schiena. Nonostante fosse nuda nell'aria gelida e fosse stata seviziata il giorno prima, la ragazza dava ancora filo da torcere! Il bavaglio non le permetteva di respirare con la bocca però, e la corda del cappio ogni tanto si aggrovigliava in qualche ostacolo del terreno, costringendola a rallentare. Dopo un centinaio di metri, Kayth fu a corto di fiato e gli uomini riguadagnarono terreno. Quando scivolò e cadde a terra, per Kayth fu finita. Mugolò disperatamente al contatto delle forti mani che la prendevano di nuovo, e fu ricondotta indietro tra gli scherni e le risate, a testa bassa.
Rosa la accolse sorridendo.
"Bella signorina, per caso vuole essere inculata ancora prima di salire a bordo per la crociera?"
Manuel sorrise ed esclamò: "Perché no?"
Infilò una mano tra le natiche della prigioniera e con un rumore di stoffa strappata il filo del tanga venne via. Poi Kayth venne costretta, nonostante una nuova, frenetica resistenza, a piegarsi in avanti su un grosso tronco, mentre Manuel estraeva il suo arnese e François la teneva ferma. Vidi un frenetico agitarsi di gambe mentre il maschio spingeva per vincere la resistenza dell'ano di Kayth, poi il suo pene, che era di dimensioni ragguardevoli, scivolò lentamente nel corpo della donna che fremeva di dolore. Anche stavolta assistetti da pochi passi allo stupro, che fu piuttosto lungo ed elaborato. Manuel insistette nei visceri di Kayth con estremo vigore ed un'espressione di serissima concentrazione sul volto, continuando a pompare per un quarto d'ora prima che, tra le risate dei due complici, estraesse finalmente il pene dal sedere di Kayth e pulisse le ultime gocce di sperma sui glutei. La ragazza, piangente e gemente, fu rimessa in marcia.

Finalmente fummo al molo. Era un minuscolo porticciolo dove solo tre imbarcazioni erano ancorate: due grossi motoscafi e lo yacht, lungo una quindicina di metri, destinato a portarci di nuovo sulla terraferma.
Venni legata al parapetto, verso la prua, mentre Kayth riceveva un trattamento speciale da François: l'uomo la incaprettò strettamente con una ruvida corda, badando a non lasciare alcun nodo a portata della vittima e avvicinando caviglie e polsi più che poté. Kayth gemette per questa nuova tortura, ma si guadagnò soltanto un'altra corda, che le serrò i gomiti strettamente fra loro.
I nostri guinzagli erano stati tolti, e sebbene la mia posizione fosse tutt'altro che comoda, almeno non soffrivo come la mia sventurata amica. Mentre attendevo la nostra partenza, e speravo che mi fosse concesso almeno di vedere mio padre (ma ero certa che la tattica dei nostri avversari era di tenerci separati) alcune voci concitate dalla cabina mi fecero pensare che stesse succedendo qualcosa. Rosa uscì sul ponte e guardò le acque scure, poi si consultò brevemente con François.
"Da qualche parte qui sotto" mormorò lui, mettendo mano ad un fucile da subacqueo. Era chiaro per me che qualcosa o qualcuno si stava interessando allo yacht: anche Kayth seguiva gli avvenimenti con estrema attenzione, senza curarsi troppo della sua posizione estremamente fastidiosa.
Due degli agenti nemici si tuffarono in acqua, completi di muta e bombole d'ossigeno: uno lo riconobbi, era Manuel. Evidentemente qualche tipo di lotta stava per avere luogo. Da quando i due scomparvero sotto il pelo dell'acqua passarono un paio di minuti, poi una figura emerse dall'acqua. Dai biondi capelli lunghi riconobbi Ami, che indossava un'aderente muta subacquea blu elettrico. L'agente era impegnata in una colluttazione con i due nemici, che la stringevano e cercavano di metter mano al boccaglio dell'ossigeno o alla valvola della bombola. Ami sferrava spinte vigorose, e calci sott'acqua, ma non poté impedire che una mano chiudesse la valvola che erogava il flusso dell'aria. Poi uno dei subacquei la afferrò e la spinse improvvisamente sotto.
Sia io che Kayth osservavamo la scena con la massima apprensione. L'azione della nostra potenziale salvatrice aveva perso ogni effetto sorpresa, per via dei sensori di cui lo yacht era dotato, e adesso anche se fosse riuscita a sbarazzarsi dei suoi avversari Ami aveva poche chances di salire a bordo dell'imbarcazione e di sconfiggere i numerosi nemici che vi si trovavano. Mentre pregavamo silenziosamente per lei, Rosa e François ci tenevano d'occhio da vicino, osservando anche il mare per capire qualcosa della lotta in corso.
Ami emerse di nuovo, e stavolta era vicina allo scafo dello yacht, proprio sotto al punto dove Kayth si sporgeva ansiosa, tenuta a freno da Rosa. La bionda slanciò entrambe le braccia verso di lei, ma non in gesto di trionfo, bensì in una disperata richiesta d'aiuto. Infatti non era riuscita a ripristinare il flusso dell'ossigeno: anche in quel momento aveva i nemici avvinghiati al suo corpo. Cercò di liberarsi della maschera, per approfittare del momento in cui era in superficie e respirare una buona boccata d'aria, ma le mani degli agenti le impedivano anche questo, e i suoi occhi erano ormai accesi di una luce disperata.
Kayth gridò, ma il nastro adesivo impedì di capire cosa volesse dire. Rosa sorrise e la prese per le spalle, trascinandola via dal bordo e sempre più lontana dall'amica supplice e in difficoltà. La ragazza legata si inarcò e divincolò selvaggiamente, ma ricevette solo una serie di schiaffi e colpi nel ventre, mentre Ami, fissandomi con occhi dilatati dall'orrore, veniva ancora trascinata sotto.
Per ancora un minuto continuò una furiosa colluttazione appena sotto il pelo dell'acqua, tra una miriade di bollicine, e potevo vedere le due figure nere che si accanivano ferocemente sulla snella sagoma blu della mia amica. Le mani di lei emersero ancora una volta, poi vidi solo la punta delle dita, infine fu inesorabilmente trascinata giù, lontano dalla superficie e dall'aria. Trascorse un altro minuto prima che i vincitori issassero il suo corpo immobile sullo yacht. Per tutto il tempo Kayth aveva continuato a divincolarsi e gridare rabbiosamente, nonostante Rosa le infliggesse continui tormenti.

Mentre il corpo di Ami veniva spogliato della muta subacquea, ebbi per un breve momento la possibilità di intravedere mio padre passando davanti alla cuccetta su cui lo avevano coricato. Non potei parlargli, però: era addormentato profondamente.
François mi stava conducendo sotto coperta, in una cabina dove intendeva tenermi imprigionata fino all'arrivo a terra. Sul nudo pavimento mi ritrovai così ad aspettare la mia sorte, incaprettata come Kayth, imbavagliata con una spugna infilata in bocca e tenuta a posto col nastro adesivo. Una corda passata in vita era stata fissata ad un anello che sporgeva dal pavimento, impedendomi di rotolare per la cabina. Quando Ami e Kayth furono portate dentro e legate anch'esse agli anelli, capii che questo accorgimento serviva ad impedirci ogni tentativo di liberarci fra noi. Le due atletiche ragazze però cercarono lo stesso. I farabutti avevano incaprettato Ami come Kayth e avevano passato una ruvida corda dalla vita ai polsi delle due ragazze, stringendo duramente i loro inguini. Kayth gemette dal dolore inarcandosi verso la sua compagna, e anche Ami sfidò le corde che la segavano appena fu in grado di riprendere a muoversi.
Assistetti per molto tempo ai loro sforzi vani. Era incredibile il loro coraggio, considerando le sofferenze che avevano passato, e anch'io tentai di slegarmi, ma dovetti desistere perché non riuscivo assolutamente a trovare i nodi e divincolarmi mi faceva troppo male.
Cercai di calcolare il trascorrere del tempo, e ipotizzando una rotta simile a quella che avevamo percorso con l'aereo, ritenni che avremmo trascorso sul mare quasi l'intera giornata. Forse era meglio fare economia di forze, avendo di fronte a me tante ore di prigionia. A quello che sarebbe successo una volta a terra, per adesso preferivo non pensare neppure.

All'arrivo, seguii esausta i rumori dell'attracco. Alcuni rumori mi confermavano che altre imbarcazioni dovevano trovarsi nei pressi, ma non troppo vicino. François venne a prepararci per lo sbarco.
"Siamo arrivati, amiche!" esclamò gioviale. "Purtroppo non possiamo permetterci che vi vedano nel presente stato, e così abbiamo deciso di… ehm… impacchettarvi. Spero che non me ne vogliate."
Detto questo il simpaticone slegò dall'anello Ami e cominciò ad arrotolare la bionda in un pesante tappeto. Con un paio di forti sculacciate calmò la ribellione della giovane ragazza, e quando la ebbe avvolta fissò il tutto con un pesante spago. Così avrebbe potuto portarla fuori senza che nessuno si accorgesse che trasportava una prigioniera. Io e Kayth dovevamo attenderci il medesimo trattamento.
Proprio mentre François stava per ripetere la sua prodezza nei miei confronti, sentii un forte trambusto provenire dall'alto. Anche François se ne accorse e imprecò, correndo alla porta e chiudendoci di nuovo dentro. Udii i suoi passi che risalivano velocemente la scala, e il fragore di una violenta rissa che si sviluppava sopra coperta. Kayth si rianimò a quel rumore e riprese i suoi sforzi per liberarsi. Poiché non ero più agganciata all'anello, mi avvicinai a lei lentamente, permettendole di lavorare sui miei nodi. Sarebbe stato un lavoro lungo, certamente rischiavamo di essere sorprese prima di aver finito, ma quale che fosse la possibile punizione continuammo instancabilmente. Ami, strettamente avvolta nel tappeto, non poteva darci alcun soccorso.
Non ci fu bisogno di slegarci fra noi. Venne a liberarci una sorprendente bellezza nera in costume da bagno intero, e si dedicò per prima a Kayth.
Appena fu libera l'agente le gettò le braccia al collo.
"Angela! Sapevo che ci avreste ritrovate!"
La nera le schioccò un bel bacio dritto sulle labbra e mostrò un luminoso sorriso, poi si dedicarono a liberare Ami e me. Con mio grande sollievo scoprii subito che anche mio padre, con le preziose informazioni per cui avevamo tanto sofferto, era in salvo.

Due giorni dopo eravamo tutti a New London. La KJK era al centro di una clamorosa inchiesta e i suoi interessi nella zona di Europa erano fortemente compromessi, ma c'era da dubitare che il governo delle Midlands avrebbe davvero perseguito una compagnia così influente nella propria area. Ebbi il piacere di conoscere altri agenti dell'Agenzia BB: Angela, la bella ragazza nera che ci aveva soccorse per prima, Luca e il gigantesco Horace. A quanto pare non avevano avuto grosse difficoltà a sgominare la numerosa banda nemica. I delinquenti erano per lo più scappati, ma due prigionieri erano rimasti in mano nostra, tra cui Manuel. Kayth avrebbe voluto vendicarsi tremendamente su di lui, ma sembrava che non le fosse permesso.
La nostra salvezza era stata dovuta ad Ami, che aveva applicato un segnalatore allo scafo dello yacht. La ragazza bionda (sulle cui abilità adesso ero completamente convinta) sapeva di andare al macello contro un nemico troppo forte, ma era stata abbastanza abile e astuta da permettere ai suoi compagni di rintracciarci.
"Fare la vostra conoscenza è stata un'esperienza che ha rivoluzionato la mia vita" dissi a Kayth. "E' bello sapere che qualcuno sfida con tanto coraggio questi vigliacchi che si riparano dietro una posizione di prestigio per commettere i loro crimini."
Kayth si schermì. "E' il mio mestiere, amica."
"Allo stesso tempo" continuai, "mi sono sentita indifesa di fronte alla potenza della compagnia, e voglio che questo non accada più. Vorrei imparare il segreto della vostra forza ed essere una di voi!"
"Mmm… credo che non sia facile, sai? Occorrono certe qualità..."
Cominciai a parlarle dei miei corsi di arti marziali, del mio brevetto di sub e delle mie conoscenze di elettronica e comunicazioni, ma lei mi fermò.
"Cora, non si tratta solo di questo. Occorre la determinazione a lottare, e forse la potrai acquisire nel tempo" e qui arrossii, certamente ero stata una vigliacca in questa missione. Kayth continuò: "E inoltre occorre conoscere il prezzo che si può dover pagare, e saperne uscire a testa alta dopo averlo pagato. Tu hai visto bene cosa ci hanno fatto."
Sì, l'avevo visto e in molte occasioni ero rimasta senza fiato per la paura di poter subire le stesse violenze. Ma la cosa che non volevo più sopportare era di non poter reagire di fronte alle sopraffazioni della gente arrogante come i dirigenti della KJK, e glielo dissi.
"L'agenzia BB ha sempre bisogno di uomini e di donne speciali" commentò Kayth. "Potremmo metterti alla prova, e se sarai davvero determinata…" Abbracciai la mia nuova amica.

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